com_mont.jpg (4978 byte)  Comunità Montana Appennino Pistoiese

Comune di Pistoia

Itinerario di Pian di Giuliano

 

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dislivello salita m. 150
lunghezza a/r km. 4
tempo di percorrenza h.1
tipo di tracciato strada asfaltata, sterrata
attrezzatura: binocolo, scarponcini da montagna , mantellina, borraccia
punto di partenza: parcheggio nei pressi della chiesa di Pontepetri
segnaletica bianco-rossa
difficoltà facile

Dal bivio della Strada Statale n.66 dei paese di Pontepetri (1) si prende la strada in direzione di Pracchia (S.S. n. 632) e, dopo aver percorso circa 100 metri, si svolta a destra immettendosi in una stradina asfaltata che scende nel fiume Reno. Superato il ponte si percorrono pochi metri e, appena termina l'asfalto, si devia a destra attraversando un piazzale (proprietà privata) fino ad imboccare la mulattiera. Questa, salendo a tratti rapidamente, aggira Poggio Posolata attraversando un bosco prevalentemente di cerro dove si osservano i danni prodotti dal "bruscello" (2) e raggiunge un bivio (3) (m.767) per Pian di Giuliano. Si piega a sinistra e si scende in breve a Pian di Giuliano (4) (m. 725) piccola borgata di case a mezza strada con Sam Mommè, all'ingresso è possibile osservare un lavatoio con fonte della fine dei 1800. Questo tratto permette una magnifica vista sulla pianura pistoiese, sulla valle dell'Ombrone e le sue borgate.

1 Pontepetri (m. 669): raggiungibile da Pístoia percorrendo la SS. 66 in direzione dell'Abetone.Il nome sembra che derivi dal ponte sul torrente Maresca dedicato a Petreío, condottíero romano al servizio di Metello Celere nemico di Catilina. All'íntemo dei paese c'è il punto informativo dell'itinerario del ferro dell'Ecomuseo della Montagna Pistoiese.

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2 "Bruscello ": con questo termine gli abitanti della montagna indicano un particolare fenomeno fisico che trasforma tutte le piante in "sculture di ghiaccío". Grazie infatti a peculiari condizioni atmosferíche la pioggia appena raggiunge la pianta si trasforma in ghiaccio, ricoprendo quest'ultima con una pellicola cristallina dall'effetto strabiliante. Purtroppo l'aumento di peso dovuto alla grande quantità di ghiaccio causa, il più delle volte, il troncamento dei rami o addirittura lo sradicamento di grossi tronchi con la conseguente mutilazione di numerose piante.

3 Variante 1 (percorribile a piedi o in mountaín bike): al bivio a destra la strada sterrata percorre l'intero crinale tra le valli del Reno e dell'Ombrone fino a raggiungere la località "Erba Mínuta'(v. itinerario dei Sasso di Cireglio).

4 Variante 2 (percorribile a piedi): da Pian di Gíuliano si prende la strada sterrata che sale a Poggio Bello e continuando sul crinale osservando un ottimo panorama si raggiunge il Passo Píastreta: a sinistra scende a Pracchia, mentre a destra raggiunge La Collina (v. itinerario di Pracchía - Collina); nei pressi di Lagoni (impianto venatorío del quaglíodromo), piegando a destra, si scende a San Mommè. Dal paese si puo tornare a Pian di Giuliano seguendo la strada asfaltata e poi sterrata ben segnalata.

piantaggine.gif (8175 byte) 5 Piantaggine (Piantago media): vive nei prati ricchi di suolo calcareo delle zone montane. Le larghe foglie ovalí, con evidenti venature, formano una rosetta piatta alla base della pianta, da cui si diparte un lungo stelo che ha una sola spiga. Questa, ricca di polline, emana un delicato profumo che attira numerosi insetti. Il nome 'plantago' deriva dal latino 'planta", che signífica'píanta delpíede"a causa della forma delle foglie. La píantaggíne ha interessanti proprietà antínfíammatorie e antíallergíche.

6 Margheritina (Belíís perennis): pianta molto comune, ha foglie ovalí, a forma di cucchiaio, raccolte in una rosetta basale da cui partono alcuni peduncoli che terminano con capolíni di flosculi gialli, nel centro e bianchi rosati tutto intorno. La margheritina fiorisce tutto l'anno; apre i capolíní alle prime luci e li chiude la sera e nei giorni nuvolosi. Oltre ad essere stata l'oggetto di numerose poesie, la margheritina è stata largamente usata anche come erba medicinale per la sua azione tonica sui vasi sanguigni.

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nocciolo.gif (13246 byte) 7 Nocciolo (Corylus avellana): un albero cespuglíoso, che puo raggiungere anche i 9 metri di altezza. Ha una corteccia marrone, squamosa e moltissimi rami. Le foglie verde pallido, sono alterne con margine seghettato e nascondono i frutti, che crescono a gruppi di 2-4 nocciole racchiuse da cupole di brattee simili a foglie. I fiori maschili sono pendulí, giallognoli, mentre i femminili sono piccoli con stimmi piumosi rossi. Il nome "avellana"deriva dalla località campana nota per la produzione di nocciole. I frutti sono utilizzati nell'índustria dolcíaria in numerosíssime ricette.

8 Merlo (Turdus meruia): è uno degli uccelli sedentari più diffusí su tutto il territorio.Il maschio è facilmente ME riconoscibile: piumaggio di colore nero lucido, il becco giallo-arancio e picco~ lo anello giallo intorno all'occhio; la femmina è grígio marrone. Il canto lungo, vario e flautato ha un preciso significato territoriale ed è accompagnato da movimenti della coda, in caso di pericolo, si trasforma in uno stridente "chiu-chíu'.. Il merlo è onnivoro: si ciba prevalentemente di semi e frutti nei periodi autunnali e invernali, di insetti e lombrichi in primavera ed estate.

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9 Pinarolo (Suillus granulatus): di colore giallo ocra o bruno il pínarolo è un fungo commestíbile che cresce, a partire da luglio, su terreni prevalentemente calcarei, dove vivono i pini. Ha un'altezza che si aggíra sul decímetro, con il cappello che ha un diametro di cínque-díeci cm. La sua carne ha un colore immutabile, è tenera e acquosa e di sapore dolce. I funghi freschi hanno gocce di tattice sul gambo privo di anello ed il cappello è ricoperto da una cuticola facilmente staccabile.

10 Daino (Cervus dama): più piccolo del cervo, il daino ha un ratteristíco manto rcsiccio, con macchie bianche ordinate in fíle  longítudínali e ventre bianco. I maschi,hanno corna appiattite, a forma di mano, che periodicamente cadono e si riformano. Vive in boschi aperti di latifoglíe nutrendosi di erba, foglie e frutti. Recentemente reintrodotto nella zona boschiva di quest'area montana il daino si è ben ambientato e diffuso assai velocemente.

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(Tratto da opuscolo a cura della Comunità Montana - Redazione Fabio Nesti e Roberto Recati - Disegno Laura Arcangeli)