Articolo 26 - Indirizzi e prescrizioni

 

1.   Principali fattori geomorfologici di pericolosità:

a) La zonazione di pericolosità deve avere come base il rilievo di una carta geolitologica e geomorfologica contenente tutti gli elementi necessari per la definizione di un modello geologico e geomorfologico di dettaglio dei territori oggetto di pianificazione.

b) Ferma restando la documentazione richiesta dalla normativa regionale, in particolare dalla D.C.R.T. 94/85 e successive circolari, la carta geomorfologica dovrà contenere almeno i seguenti elementi, ritenuti essenziali per un’attendibile zonazione di pericolosità che consideri le aree di effettiva criticità in funzione dell’evoluzione fisica del territorio:

·        Aree soggette a frane attive dove per frana attiva si intende qualsiasi movimento gravitativo in atto o comunque avvenuto in tempi recenti tanto che assestamenti, riprese di movimento, regolarizzazione dei bordi, coinvolgimento delle aree vicine per retrocessione delle linee di distacco, sono ancora rilevabili o comunque estremamente probabili.

·        Aree soggette a frane quiescenti dove per frane quiescenti si intendono quei movimenti gravitativi non in atto in cui si individuano le condizioni litologiche  e morfologiche per una possibile riattivazione anche in tempi non immediati.

·        Aree soggette a frane stabilizzate dove con frane stabilizzate si intendono forme che testimoniano antichi movimenti generati in condizioni climatiche diverse da quelle attuali, e attualmente stabilizzate.

·        Aree potenzialmente franose per crollo o per scalzamento al piede.

·        Aree interessate da movimenti di massa superficiali.

·        Fenomeni di instabilità superficiale anche di modeste estensioni.

·        Aree con fenomeni di soliflusso.

·        Aree con erosione accentuata.

·        Aree con ruscellamento diffuso.

·        Zone con contropendenze.

·        Falde detritiche non cementate.

·        Coltri detritiche di varia natura

·        Riporti antropici

·        Discariche

·        Cave

·        Paramenti di dighe o sbarramenti di ritenuta.

2.  Integrazioni per i comuni classificati sismici:

Devono essere rilevate situazioni che possono evidenziare amplificazioni locali delle sollecitazioni sismiche dovute a effetti morfologici e litologici, come elencati al punto 3.5.6 della D.C.R.T. 94/85. Devono altresì essere delimitate le aree suscettibili di instabilità dinamica per cedimenti, liquefazione dei terreni e per attivazione e riattivazione di fenomeni franosi.

3.  Prescrizioni per le aree interessate da dissesti in atto o potenziali:

a)      Nelle aree interessate da frane attive e quiescenti definite e delimitate secondo i criteri di cui al Punto 1 negli studi geomorfologici allegati ai P.S. o ai successivi strumenti urbanistici comunali, potranno essere ammessi dagli stessi strumenti urbanistici esclusivamente:

·        opere di bonifica e consolidamento, compresi gli interventi per la regimazione delle acque e quelli necessari per garantire la pubblica incolumità;

·        interventi di manutenzione straordinaria degli edifici esistenti;

·        interventi volti alla riduzione della vulnerabilità dei manufatti esistenti;

·        altri interventi su edilizia esistente o infrastrutture solo a seguito di opere che garantiscano la loro messa in sicurezza.

b)      Tali vincoli hanno valore fino a quando non siano rimosse le cause di pericolo a seguito di lavori di consolidamento i cui progetti devono essere approvati dalle amministrazioni comunali.

c)      Prescrizioni per le Aree interessate da frane stabilizzate, dissesti superficiali diffusi, crolli potenziali, fenomeni erosivi  e con coperture detritiche su versanti acclivi.

d)      In queste aree gli interventi previsti dai P.S. e dagli strumenti urbanistici comunali potranno essere realizzati solo a condizione che venga condotto uno studio geologico e geomorfologico di dettaglio mirato alla verifica della effettiva stabilità del versante prima e dopo la realizzazione degli interventi. Questa verifica, estesa ad un intorno significativo dell’area di intervento, deve identificare ed accertare i fenomeni di dissesto in atto o potenziali in relazione alle possibili evoluzioni spaziali e temporali, gli spessori delle coltri detritiche coinvolte, le condizioni di drenaggio superficiale e sotterraneo; deve inoltre verificare che l’intervento non comporti aggravamento delle condizioni nelle aree limitrofe.

 

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